I Maya nello Yucatàn

Uno dei motivi di interesse dello Yucatàn, è la presenza di numerosi ed importanti insediamenti degli antichi Maya, civiltà precolombiana, che principalmente con Aztechi e Toltechi, popolavano l’area che attualmente si configura con Messico, Guatemala, Belize, ed Honduras.
Benché altri importanti insediamenti sono presenti in Guatemala (Tikal), Belize (Lamanai), Chiapas (Palenque), e Honduras (Copàn), la civiltà Maya si sviluppò principalmente proprio nello Yucatàn, dove i siti archeologici di Chichèn Itza, Uxmal, e Cobà, costituiscono le mete più classiche ed importanti per osservare e capire questo affascinante ‘mondo perduto’.
Inutile aggiungere che non avrebbe senso una visita a questa regione senza passare per questi siti archeologici.
Una breve storia dei Maya: innanzitutto non esisteva uno ‘Stato’ Maya, ciò non era concepito nella loro organizzazione sociale e classista, esistevano invece le ‘Città-Stato’, che sono appunto tutti i luoghi citati, la più grande delle quali era Tikal (N.d.A.: letteralmente uno dei più magnifici posti dove mi sono portato!).
Un’altra curiosità è che tutte queste città erano già disabitate all’epoca dei ‘Conquistadores’ spagnoli, cioè intorno al 1500, ma addirittura per alcune come Chichén Itza, l’età dell’abbandono risale a ca. il 1300.
Gli europei trovarono i Maya già stanziati in villaggi o unità territoriali comunque più piccole, sebbene il loro sistema sociale era pressoché lo stesso dei secoli prima, basato su una ristretta classe dirigente, elevata al rango di Dei, il mantenimento della quale secondo alcuni studiosi, avrebbe avuto un peso enorme sul sistema economico della società Maya, tale da indebolirne la struttura basata su un’economia di sussistenza, quindi da un gran numero di persone che dovevano praticare l’agricoltura, l’allevamento, o la caccia, mentre ad un certo punto troppe persone si trovarono al servizio dei potenti (è il caso di dire ‘braccia tolte all’agricoltura’!), al punto che il sistema non produceva più il sostentamento necessario alla società intera, perciò una piccola carestia o annata sfavorevole ne avrebbe causato una tragedia alimentare.
Anche occorre sottolineare il contrasto culturale, per cui a fronte di una straordinaria conoscenza dell'astronomia e della matematica, vi era una rimarchevole ignoranza tecnologica: pensiamo che gli edifici più ambiziosi che ancora oggi colpiscono per la loro magnificenza sono le piramidi, che tutto sommato costituiscono una struttura architettonica semplice, essendo il peso appoggiato su strati concentrici e quindi ottimamente stabile, per il resto, la maggior parte degli edifici ha ceduto al tempo ed ai terremoti, mentre notiamo anche che non conoscevano la struttura della ‘volta portante’, da noi nota fin dai romani.
Non conoscevano l’uso della ruota, o più semplicemente non potevano usare qualsiasi cosa ‘tonda’ perché ciò richiamava il sole, tra i maggiori simboli religiosi; perciò la costruzione dei templi richiedeva grandi masse di lavoratori (forzati?), dicevamo sopra delle braccia tolte all’agricoltura.
D’altro verso la conoscenza dell’astronomia era superiore a quella raggiunta fin allora nel vecchio continente; ad esempio avevano sviluppato un calendario uguale al nostro, quindi sono stati in grado di sviluppare attraverso l’osservazione del cielo, la perfetta conoscenza della divisione del tempo, ed è questo uno degli aspetti più intriganti dei Maya. Si pensi che sulla scalinata della piramide di Chichén Itza, ad una data ora di un solo giorno dell’anno, grazie ad un gioco d’ombre, al tramonto si osserva una specie di serpente salire sulla scalinata! Ciò non può essere un caso, ma il frutto di un perfetto calcolo geo-astronomico.
Nella parte nord, è interessante notare la tecnica d’immagazzinamento dell’acqua: considerando che a Chichén Itza potevano vivere anche 30.000 persone, i primi esploratori si chiedevano dove traessero l’acqua necessaria alla sopravvivenza in una zona secca per lunghi periodi, la risposta era l’utilizzo delle grandi cavità naturali, i cenotes, letteralmente buchi nella roccia calcarea d’enormi proporzioni, che si riempivano d’acqua in modo naturale, e nelle cavità sotterranee si trovava acqua a temperature anche molto fredde. Il Cenote di Chichén Itza è uno dei più interessanti e meglio visibili, largo ca. 40 mt. e profondo 80, dà un’idea della quantità d’acqua immagazzinabile. Consideriamo anche che l'idolo più importante era proprio il dio della pioggia, Chiack, il quale era particolarmente adorato vista la sua funzione essenziale per la sopravvivenza: perciò sul fondo del cenote furono ritrovati numerosi oggetti risalenti ad offerte e sacrifici a Chiack, manufatti d’oro e tantissimi resti umani.
I sacrifici umani o sanguinari in genere sono un aspetto talvolta sconcertante della religione Maya, lo studio ha accertato che erano una società particolarmente sanguinaria, sia per il trattamento riservato ai nemici o ai sottomessi, sia per le proprie cerimonie religiose, in cui abitualmente le uccisioni di persone rendevano omaggio al dio chiamato in causa, uccisioni che dovevano causare grandi colate di sangue, attraverso il quale si onorava al massimo la divinità. D'altronde i sacerdoti stessi si provocavano ferite particolarmente sanguinanti onde raggiungere il contatto la divinità.
Così un grande equivoco generato involontariamente dai missionari, causò una specie di sottomissione alla religione cattolica: la frase ‘Il sangue di Dio versato per noi’ colpì molto positivamente i Maya, pensando si trattasse dello stesso Dio attraverso il messaggio recepito da quella simbologia.
Certo il carattere violento dei nativi Yucatechi non ne giustifica il massacro gratuito portato avanti sistematicamente dagli spagnoli, al quale va aggiunta la furia distruttrice verso ogni simbolo delle civiltà precolombiane, perciò non abbiamo quasi nessun resto scritto se non le incisioni sulla pietra, o qualche manoscritto rinvenuto secoli dopo in alcune tombe.
Soprattutto Cortes si distinse per l’opera di colonizzazione genocida, paragonabile ad un moderno Stalin per l’entità dei crimini commessi; vale la pena di ricordare bene questa figura di ‘criminale della storia’ al servizio della Corona Castigliana.
Egli partì da Cuba alla volta delle spiagge del Caribe Yucateco, per intenderci dove oggi i turisti dal basso livello culturale affollano Cancun e dintorni, dove una piccola colonia di conquistadores lo aspettava da tempo, e aveva avuto il tempo di studiare abbastanza bene la struttura e la lingue del popolo Maya.
Spiccando un salto indietro di qualche secolo, ricordiamo la leggenda del mitico re Quetzalcoatl, il serpente piumato, elevato al rango di dio, ma scacciato dalla zona per ragioni probabilmente legate al potere politico di altre classi dirigenti (egli era probabilmente di stirpe Tolteca). Quetzalcoatl se ne andò via mare, verso l’attuale Cuba, lasciando in memoria la minaccia di tornare a vendicarsi ‘venendo da dove sorge il sole’, e lasciandosi dietro anche una notevole carica mitologica.
Il ‘nostro’ eroe Cortes, arrivò proprio da dove sorge il sole, bellamente infighettato dentro una splendida armatura, montando a cavallo (animale sconosciuto da quelle parti), con al seguito un cospicuo esercito: per i Maya di allora l’equivoco fu immediato come un lampo, per loro quest’uomo raffigurava con certezza il Quetzalcoatl tornato a vendicarsi, ed al quale era meglio (e doveroso) sottomettersi.
Altro fatto interessante, il Cortes aveva un’amante Maya, donna che conoscendo perfettamente lo spagnolo volgeva da interprete, e non solo, all’occorrenza veniva usata come esca per attrarre i potenti sacerdoti Maya, nel senso che era donata in uso e consumo.

Questo costituisce uno spunto indispensabile per comprendere la storia nel suo ambito più importante per lo Yucatàn. Inutile aggiungere che non avrebbe senso un viaggio qui, senza approfondire questo aspetto storico-culturale. Un seppur piccola conoscenza della storia della civiltà precolombiane è già sufficiente per stimolare la sensibilità e per venirne coinvolti dal fascino. Una visita a questi luoghi in condizioni di conoscenza della storia completa il senso di questo viaggio.
Non avrebbe del tutto senso questo viaggio senza questo approfondimento. In requiem del turista di Cancun.